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PEOPLE

 

Artist/Idea by

Laura Cionci

 

Film Director

Alessandro Zangirolami

 

Camera Operator

Paolo Terraneo

 

Curator

Eleonora Raspi

 

Theoretical background

Leonardo Caffo

Aurora Muzzonigro

 

 

TECHNICAL INFO

 

Video

10:03 min, loop

2016

 

 

 

 

PREFACE

 

Kalopsia is a contemporary, multidisciplinary art project (literature and film) ideated and created by visual artist Laura Cionci, filmmaker Alessandro Zangirolami, and art curator Eleonora Raspi, and aims at presenting their theoretical and practical long-term research on concepts such as liminal space, trespassing borders and twisting perceptions of reality. By including Raspi’s curatorial vision and Cionci/Zangirolami’s video, the project is structured around its dual nature and takes part in the interdisciplinary research platform entitled Waiting Posthuman, founded by Milan-based architect Azzurra Muzzonigro and philosopher Leonardo Caffo.

 

As a combination of the Greek roots "kallos", meaning beauty, and "opsis", meaning sight (or "opos", meaning eyes), the word kalopsia may imply beautiful sight or with beautiful eyes, but it more precisely indicates the delusion of perceiving things as being more beautiful than they really are.  Of the images we see, who decides which are real or unreal, meaningful, or meaningless?  Visibility is deeply connected to discontinuity because it is so strictly dependent from the subjectivity of the individual. The perception of a place, the final point of arrival, almost entirely depends on the traveller’s mood and emotion; and given the variegated existing spectrum of human beings, cultures and political approaches, the perception of a place always moves and changes, as it channels subjectivity of vision (and arguably, an ultimate inability to seize the same image).

PREMESSA

 

Già prima della sua chiusura negli anni ‘70, il complesso monumentale dell’ex Ospedale Psichiatrico San Girolamo di Volterra (Pisa) aprì le sue porte all’arte contemporanea. In occasione della manifestazione di arte ambientale Volterra ’73, la struttura ospitò il giovane artista Ugo Nespolo e la sua opera La grande pillola, una vera e propria pillola di legno alta due metri; l’opera, quasi a simboleggiare una drammatica catarsi, fu poi bruciata alla fine della mostra. Nel 2002, fu la volta di Marina Abramovic per la rassegna culturale Arte all’Arte. Abramovic, con la performance Marienbad, preferì lavorare direttamente con il suo pubblico, dandogli delle direttive precise e conducendolo in un percorso fisico, riflesso di un lavoro concettuale su temi quali ricerca di identità, forza gravitazionale, memoria e passato.

 

Da ricordare l’interesse di artisti e studiosi verso i graffiti realizzati dal paziente Nannetti Oreste Fernando (NOF, 1923 - 1994) sulle pareti esterne del Padiglione Ferri (reparto giudiziario destinato ai malati considerati pericolosi). All’interno di questo reparto, il mandato istituzionale prevedeva la censura dell’altro e la sua totale negazione, trasformandosi poi in impossibilità di qualsiasi rapporto con il ricoverato. NOF, attraverso i suoi graffiti, si auto - rinchiuse in un mondo del tutto privato, allucinatorio e delirante, esoterico e segreto, dove a nessuno era permesso di entrare. A tale proposito nel 1985, il gruppo milanese Studio Azzurro diresse L’osservatorio Astronomico del Sig. Nanof, e nel 2002 Pier Nello ed Erika Manoni presentarono il documentario Graffiti della mente.

 

 

INTRODUZIONE AL LAVORO

 

Nel mese di aprile 2016, il Padiglione Ferri è stato nuovamente al centro di un intervento artistico, questa volta non per onorarne e ricordarne la storia, bensì per afferrarne il presente, le nervature, l’umore. L’artista visiva Laura Cionci (Roma, 1980) e il regista/fotografo Alessandro Zangirolami (Milano, 1980) hanno oltrepassato la soglia dell’imponente struttura per realizzare Kalopsia (dal greco “condizione per cui le cose appaiono più belle di quelle che sono in realtà”), un progetto video accompagnato da un lavoro fotografico a questi strettamente connesso.

 

Una luce verde e cangiante di sapore elettronico riempie lo sguardo; contemporaneamente, un suono organico in divenire accarezza l’orecchio. Così inizia Kalopsia, un’esplorazione (unico piano sequenza, in loop) di uno spazio architettonico e del suo stretto, mai doloroso, dialogo con la penetrante natura che lo circonda. Privato di qualsiasi riferimento simbolico e/o storico, lo spazio è trattato dai due artisti in maniera astratta, come in un viaggio cinematico invertito. Iniziando e terminando con la stessa inquadratura, Kalopsia posiziona lo spettatore all’interno di un loop percettivo entro cui gli/le è richiesto/a di rimanere, riflettere, ed attendere l’apparizione di un nuovo elemento spaziale.

 

Perfettamente in linea con il lavoro di ricerca condotto da Cionci negli ultimi anni e in particolare la serie fotografica Friche (vedi allegato), Kalopsia risente della presenza dominante dello spazio liminale: negli ambienti interni, la camera svela le inferriate di una finestra non più utilizzata, una stanza, un pavimento a scacchi bianco e nero, un corridoio; all’esterno dell’edificio, un labile confine tra natura e architettura. Diluendo i confini tra lo spazio costruito e il mondo naturale, entrambi rimangono sospesi, ambigui. Una volta entrato nello spazio del limen, lo spettatore perde ogni coordinata e decide consciamente di abbracciare la distorsione percettiva di una realtà tradizionalmente rifiutata. Secondo Victor Turner (1977) il concetto e lo spazio del limen sono da ritrovarsi nella liberazione dalle restrizioni sociali, dove coloro che le evadono dimostrano la capacità di andare oltre il mondo culturalmente costruito alla volta di una riscoperta del mondo naturale libero e privo di regole riconoscibili. La liminalità è in tal senso “il dominio dell’irrazionalità”, ovvero lo spazio più interessante tra quelli presenti all’interno della comunità, ma anche quello che rappresenta l’estraniamento dalla stessa. Le persone che vi si inoltrano non suscitano solamente sospetto negli altri, ma anche esercitano un certo fascino e interesse, proprio perché emblema di tutto ciò che è proibito e non comune.

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