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IL GIARDINO SEGRETO

2018

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«Show me your garden and I shall tell you what you are».

(Alfred Austin, da The Garden that I Love, 1894)

 

Il giardino segreto (the secret garden) is conceived by Laura Cionci as an artistic experience for the community of Volterra, its residents and its temporary visitors.

The project originates from a rereading of the homonymous book by Frances Hodgson Burnett. The garden described in the novel has been interpreted as a living place able to make the encounter possible between people who have never met in their lives. The secret garden is a metaphor for the knowledge that goes beyond the limits of time and space; it contains the inheritance of its creators who made it through the adaptation of nature to human needs and humans to the laws of nature. For this reason it can maybe considered the most representative symbol of how the culture of a given community has developed.

Like a book, a garden is the place to know about who no longer exists; but while the book allows us to know their thought, the garden manifests their daily emotions and aspirations. The book continues to live in the thought of the people who read it, the garden continues to live in the care of the people who protect it. Nevertheless, as a living place, the garden can continue to exist regardless of the intentions of those who can - or can not - want - or do not want - to take care of it. All actions, including abandonment, tell about who created it or only owned it. Unlike a book, therefore, a garden can never really disappear, as the many Horti and Viridaria and the many seeds found in Herculaneum and Pompeii, hidden under layers of lava or ashes, can prove it to us. Creating a garden really means creating something that is 'forever'. Finding a secret or hidden garden can then really mean finding stories, stories of life or the 'roots' (sic!) that were considered forgotten.

The private (and secrets) gardens of Volterra are therefore the places in which, more than in monuments, the relationship between the local culture and the environment that hosts it is revealed. They tell about the adjustment mechanism that has very ancient and profound roots, which is an integral and often unaware part of  community’s life. Rediscovering the secrets of the Volterran gardens could have unexpected effects on the inhabitants of the city, as well as the rediscovery of an ancient writing that tells about an unknown past.

What do the gardens of Volterra hide then? What do they protect? These are the questions that Laura Cionci intends to ask directly to the custodians of these secrets during a period of residence in the town. Stories to tell will come of it and also a map of all the hidden treasures where, over the centuries, the local community has shown and experienced its relationship with nature.

Research, discovery and narration of the gardens and their secrets - hidden to most people - will be the track along which the artist will move in her project of residence and exhibition in Volterra. Her work will continue a narrative research and a similar dramaturgical approach - but inevitably different given the geographical, environmental and cultural distance - made in the city of Medellin in Colombia.

The artistic experience, however, will not end with the story: all visitors will be called to intervene in the composition of a giant abstract garden that will constitute the visible image - a kind of portrait - of the relationship that the entire community of Volterra has with nature and with the environment in which it lives, at the present time. This large installation will 'record' over time, throughout the course of the exhibition, the contribution of each individual visitor to the composition of a 'collective garden' of Volterra.

Only the last day of exhibition it will be possible to find out where this great collective portrait will be on a scale of values between two opposing interpretive categories: the idea of garden as a meeting place between architecture and the nature that surrounds it ('open garden', intermediate passage from a completely man-made environment to a completely wild one), or the idea of garden as a place inside the architecture in which the complexity of nature ('closed garden', fruit of the cultural interpretation of natural complexity) is reconstructed as a circumscribed microcosm.

Il progetto è nato da una rilettura dell’omonimo libro di Frances Hodgson Burnett. Il giardino raccontato nel romanzo è stato interpretato come luogo vivente in grado di rendere possibile l’incontro tra persone che nella propria vita non si sono mai incontrate. Il ‘giardino segreto’ è metafora delle conoscenza che travalica i limiti di tempo e di spazio, racchiude l’eredità di chi lo ha creato e si fa tramite dell’adattamento della natura alle esigenze dell’uomo e dell’uomo alle leggi dalla natura. Così come un libro, il giardino è il luogo per la conoscenza di chi non c’è più; ma mentre il libro consente di conoscerne il pensiero, il giardino ne manifesta le emozioni e le aspirazioni quotidiane. Il libro continua a vivere nel pensiero delle persone che lo leggono, il giardino continua a vivere nella cura delle persone che lo proteggono. Tuttavia, in quanto luogo vivente, il giardino può continuare a esistere indipendentemente dalla volontà di chi può o non può averne cura. Tutte le azioni, compreso l’abbandono, raccontano di chi lo ha creato ma anche soltanto posseduto. Al contrario di un libro, dunque, un giardino non può mai veramente scomparire, come del resto ci dimostrano i tanti horti e viridaria e i tanti semi ritrovati a Ercolano e Pompei, nascosti sotto strati di lava o di cenere. Creare un giardino significa davvero creare qualcosa che sia ‘per sempre’. Ritrovare un giardino segreto o nascosto può allora davvero significare ritrovare storie, racconti di vita o delle ‘radici’ (sic!) che si pensava di aver dimenticato.

LA RESIDENZA

Durante un periodo di residenza a Volterra, Laura Cionci (Roma, 1980) ha incontrato alcuni dei proprietari (e/o custodi) dei giardini privati e segreti della città: i luoghi in cui, più che nei monumenti, si manifesta la relazione tra la cultura locale e l’ambiente che la ospita, che ha radici molto antiche e profonde ed è parte integrante, e spesso inconsapevole, della vita della comunità. Cionci ha chiesto direttamente loro cosa si nasconda nei loro giardini e cosa proteggano i recinti o i muri che li delimitano. Questo lavoro di ricerca ha portato alla luce tante storie non raccontate, tutte racchiuse entro le mura storiche di Volterra, storie uniche di cui non si sa ancora nulla ‒ o forse pochissimo ‒ in questa città pur tanto studiata. L’artista ha così realizzato e presentato un video nel quale sono raccolte le immagini e le testimonianze di queste storie che narrano di un meccanismo di adattamento: di come la comunità locale, riutilizzando quanto il passato le ha lasciato in eredità (antiche mura, vene d’acqua, pozzi, cisterne, ecc.) ha saputo riadattarlo alle nuove esigenze di relazione con la natura, portandovi anche nuove piante (e animali) anche non autoctoni. Memorie recenti si accostano a quelle più antiche; passato e presente si accumulano all’interno delle mura di Volterra, che continuano senza soluzione di continuità a farsi custodi di testimonianze di vita.
I luoghi nascosti scoperti da Laura Cionci sono stati mappati e rappresentati in una grande carta topografica ridisegnata appositamente a seguito di questo lavoro di ricerca, consegnata al Comune di Volterra e presente in mostra. In questa mappa, 19 giardini segreti ‒ soltanto l’inizio di un lavoro che potrebbe essere ulteriormente ampliato ‒ fanno da cornice alla grande area con rovine archeologiche e necropoli presente al centro della città antica e sembrano estenderne la sacralità e il mistero.
La comunità locale non è stata soltanto oggetto di ricerca e di racconto, ma è stata anche il principale attore chiamato a intervenire nella costruzione della mostra; il progetto artistico-curatoriale ha infatti dato centralità a una grande installazione che coinvolge attivamente tutti i visitatori, con l’intento di fondere la finalità didattica con l’esperienza artistica. Tutti coloro che accedono alla mostra sono infatti chiamati a intervenire nella composizione di un gigantesco giardino astratto: una grande installazione che ‘registrerà’ nel tempo, durante tutto il corso della esposizione, il contributo di ogni singolo visitatore alla composizione di un ‘giardino collettivo’ di Volterra. L’artista nel suo lavoro di ricerca ha individuato quattro piante molto diffuse nella zona del Volterrano, ne ha realizzato quattro disegni, che a loro volta sono stati trasformati in altrettanti timbri; con questi il visitatore può liberamente aggiungere il profilo di una delle quattro piante su una serie di pannelli bianchi posti sul pavimento della grande sala espositiva, a comporre la pianta geometrica di un grande giardino all’italiana.

 

I DISEGNI

I disegni delle quattro piante, completati con colori ad acquerello, sono stati poi incorniciati ed esposti nella stessa grande sala. Pur se rappresentano piante molto comuni in Toscana, questi disegni acquerellati non le ritraggono in modo realistico. Le piante disegnate da Laura si ispirano infatti alle illustrazioni presenti nel Manoscritto Voynich, un misterioso codice miniato, probabilmente risalente al XV secolo. Questo manoscritto utilizza un sistema di scrittura che a tutt’oggi non è stato ancora decifrato e un idioma che non appartiene ad alcun sistema alfabetico-linguistico conosciuto, ma la ragione principale per cui da molti studiosi è considerato il codice più misterioso al mondo è che contiene immagini di piante non identificabili con alcun vegetale attualmente noto o che si pensi sia mai stato presente sulla terra. Con la scelta di ispirarsi a questo manoscritto Laura Cionci manifesta così il mistero che si nasconde dietro ogni singola pianta. Una specie vegetale è il frutto di una lunghissima evoluzione, spesso di lunghi spostamenti o di grandi cambiamenti climatici, alcune specie animali possono essere intervenute nel determinarne il cambiamento e l’uomo a plasmarne determinate caratteristiche per le proprie esigenze. Dietro l’origine di una pianta o di determinati fattori che ne hanno sancito l’evoluzione si nasconde un mistero ancora tutto da scoprire: se si potesse andare indietro nel tempo e si potessero rappresentare le specie vegetali che popolavano la terra in un lontano passato, forse ci sorprenderemo nel non riuscire a riconoscerne nessuna. I misteri che custodiscono i giardini segreti di Volterra sono forse molto più antichi e profondi dei luoghi stessi in cui sono ospitati!

L’INSTALLAZIONE SONORA

A chiudere il cerchio del Giardino segreto è una installazione sonora che ci riconduce nuovamente al punto di partenza, cioè al libro di Hodgson Burnett e in particolare alla descrizione del giardino al centro della narrazione, che è più volte ritratto in varie stagioni dell’anno in modo così colorito e accattivante che il lettore può immaginarsi sempre di passeggiare al suo interno o di sedersi all’ombra di uno dei suoi alberi. Nella seconda sala espositiva, appositamente oscurata, il visitatore è invitato a sdraiarsi e a rilassarsi su un grande materasso quadrato al centro della sala ugualmente quadrata (di nuovo la geometria dei giardini all’italiana). Ad accompagnarlo la voce dell’artista stessa che racconta di una passeggiata in un giardino immaginario, nel quale piante, fiori e frutti riempiono di significato i suoi passi; si tratta di un testo che Laura Cionci ha scritto dopo aver assorbito le suggestioni dei luoghi segreti di Volterra. Il giardino non si vede, ma è dappertutto: le sue forme, i suoi odori e i suoi colori colpiscono i sensi di chi entra in quella stanza buia e lo/la sorprendono in modo inaspettato… a volte lo dimentichiamo, ma una delle caratteristiche di un giardino, forse proprio una delle sue funzioni, è quella di attivare l’immaginazione di chi vi entra, stimolandolo/la a proiettarsi in un luogo dove possa trovarsi circondato/a soltanto dalla natura.

‒ Marco Izzolino

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LA MOSTRA

PAISAJE PRIVADO

Medellin 2018

Paisaje Privado, Il Giardino Segreto - Medellin, Museo Casa de la Memoria.

In collaborazione con Casa de la Memoria - Medellin e Galeria Sextante – Bogotà

 

 

 

Perché il giardino?

Come dice Kenneth I. Helphand, in opposizione tra fare guerra e giardinaggio, il giardino è sinonimo di pace. La pace non è solo l'assenza di guerra, ma uno stato positivo assertivo. Il giardino non è solo un rifugio e una tregua, ma anche un'affermazione di una condizione proposta, un modello da imitare.

Il giardino è uno spazio per la biodiversità e l'autosufficienza.

La vita, la casa, il lavoro, la speranza e la bellezza sono cinque attributi latenti in ogni giardino che aspettano un catalizzatore che li spinga a germogliare e consenta loro di essere riconosciuti come giardini stimolanti.

Il giardino può essere di qualsiasi dimensione, da un vaso alla finestra, a una valle e può essere reale o immaginario.

Il giardino è vita. Fornisce cibo per il nostro corpo e la nostra mente. Ci dà l'opportunità di restringere e comprendere il nostro rapporto con la natura, in particolare con le loro forme di vita, la flora e la fauna.

Il giardino è anche la nostra casa. Può ricordarci le case che abbiamo abitato. Può trasformare un posto nella casa dei sogni.

Il lavoro in giardino è sia fisico che mentale. Ci fornisce un particolare senso di identità. In quello spazio, scopriamo cosa ci attrae e ci provoca piacere, gusti, modelli, capacità. Così come complessità, manualità e abilità di cui non eravamo a conoscenza.

Un giardino richiede tempo per concepirsi nel divenire, svilupparsi e crescere. Un giardino è speranza personificata nella dimensione e nell'apparente miracolo della trasformazione da seme a pianta a frutto, cibo, fiore e fragranza.

Sono luoghi di affetto e conoscenza. Gli esseri umani sentono un'attrazione speciale nell'avere il controllo e il mantenimento di "un ordine" intorno, ma i giardinieri sanno che nel giardino ci si trova di fronte a forze importanti che non sono sotto il nostro controllo. Questa caratteristica ci consente di comprendere la dimensione spirituale del giardino.

La vita di tutti gli esseri viventi sono quelle piccole trasformazioni permanenti e silenziose in cui ogni momento è scoperto, che conta come un tutto ed è il garante del prossimo.

 

Tratto da un testo di Maria Eugenia Niño.

¿Por qué el jardín?

Como dice *Kenneth I. Helphand, en su libro Jardines Desafiantes, en oposición entre hacer la guerra y hacer jardín, el jardín es sinónimo de paz. La paz no es sólo la ausencia de guerra, sino un estado positivo, asertivo. El jardín no es sólo un refugio y un respiro, sino también una afirmación de una condición propuesta, un modelo a imitar.
El jardín es un espacio para la biodiversidad y la autosuficiencia.

La vida, la casa, el trabajo, la esperanza y la belleza son cinco atributos que están latentes en todo jardín a la espera de un catalizador que los impulse a que germinen y permita reconocerlos como jardines desafiantes.

El jardín puede ser de cualquier tamaño, desde una matera en una ventana, hasta un valle; puede ser real o imaginario.

El jardín es vida. Nos provee de alimento para nuestro cuerpo y nuestra mente. Nos da la oportunidad de estrechar y entender nuestra relación con la naturaleza, especialmente con sus formas de vida, la flora y la fauna.

El jardín también es nuestra casa; nos puede hacer recordar casas que hemos habitado. Incluso puede transformar un lugar en la casa soñada.

El trabajo en el jardín es a la vez físico y mental. Nos provee de un sentido particular de identidad. En ese espacio, descubrimos lo que nos atrae y nos causa placer, gustos, patrones, capacidades y proporciones. Así como complejidades, manualidades y habilidades de las que no teníamos conciencia.

Un jardín es esperanza personificada en la dimensión y, en el aparente milagro de la transformación de semilla a planta a fruta, comida, flor y fragancia. Un jardín toma tiempo en concebirse, en hacerse, desarrollarse y crecer.

Los jardines son bellos. Son lugares de afecto y conocimiento. Los seres humanos sentimos una atracción especial en tener el control y mantener “un orden” a nuestro alrededor pero los jardineros sabemos que con el jardín estamos simultáneamente enfrentados a fuerzas mayores que no están bajo nuestro control. Esta característica nos permite entender la dimensión espiritual del jardín.

*KENNETH I. HELPHAND DEFIANT GARDENS Making Gardens In Wartime, Trinity University Press

La vida de todos los seres vivos son esas pequeñas transformaciones permanentes y silenciosas en las que cada momento que se descubre, cuenta como un todo y es el garante del siguiente.

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"Oggi vi presento Teresita e Anulfo. Sono sposati da 45 anni. Vengono da Sopretan, Antioquia. Quello che vedete dietro di loro è una parte del giardino stradale che hanno, si prendono cura delle piante e di tutto il circondato, sul fiume Santa Elena, dove vivono.Arnulfo ogni tanto scende per il burrone verso il fiume e pulisce dalla spazzatura e dalla plastica tutto il percorso sotto il ponte che si trova di fronte la porta di casa loro. Teresita lo ascolta raccontare, ride e accarezza il volto di Arnulfo guardandolo, completamente innamorata."

"Hoy les presento Teresita y Arnulfo. Son casados hace 45 años. Vienen de Sopretan, Antioquia. Los que se vee atrás de ellos es una parte del antejardin que tienen, cuidando las plantas y todo el lugar al rededor en la quebrada Santa Elena donde viven.
Arnulfo de vez en cuando baja por la quebrada y limpia de la basura y del plástico todo el recorrido bajo el puente que se encuentra en frente de la puerta de su casa. Teresita lo escucha contar, ríe y le acaricia la cara mirándolo, totalmente enamorada."

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"Nicolasa viene dal Chocó e da pochi anni vive a Medellín con i suoi figli. Dove viveva aveva tantissimo spazio e un grande giardino da curare. Qui nel quartiere dove si è trasferita, ha colmato una piccola striscia di terra a bordo strada con le piante incontrate passeggiando e quelle regalate. I due banani che aprono la porta di casa se li è portati via nascondendoli nel grembo come bambini. Ora aspetta con ansia un parente che le porterà terra buona dalla campagna per poter rinnovare il suo paesaggio privato."

 

"Nicolasa viene del Cochó y hace algunos años vive en Medellín con sus hijos. Donde vivía tenía mucho espacio y un gran jardín pa cuidar. En el barrio donde se mudó, rellenó una pequeña lengua de tierra, un antejardin con plantas encontradas y regaladas. Los dos plátanos que abren la puerta de su casa se los llevó escondiéndolos en el vientre como niños. Ahora espera con ansiedad un pariente que les traerá tierra buena del campo para poder renovar su paisaje privado."

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"Margarita è una delle signore che mi ha aperto oggi, mentre bussavo alle porte per le strade di Medellin. Ha colto la mia attenzione, mentre passeggiavo, la sua finestra con un 'giardino minimal'. "E' l'unico posto dove batte il sole" mi disse. Così come lei, solo nel pomeriggio di oggi ho conosciuto molte donne che curano giardini in casa e lungo i marciapiedi. Tante storie forti da ascoltare, tra le piante e questi paesaggi privati."

"Margarita es unas de las señoras que me abrió su casa hoy, tocando puertas en Medellín. Me encantó, caminando por la calle, descubrir su ventana con el ‘mínimal jardín’. “Es el único lugar que tenga con sol” me comentó. Así como ella en la sola tarde conocí a muchas mujeres que cuidan jardines en casa y también en las veredas. Tantas historias fuertes para escuchar, entre las plantas de estos paisajes privados."

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La signora Rocio oltre ad avere un’assortita varietà di piante sia fuori che dentro casa, porta sempre con se un quaderno. Nel tempo ha iniziato a collezionare le piante, gli effetti benefici, medicinali e le ricette per poterle utilizzare. Rocio si interessa molto alle attività culturali e ama il teatro ma prima di tutto le sue nipoti.

La señora Roció además de tener una surtida variedad de plantas afuera y adentro la casa, lleva siempre con sigo misma un cuaderno. En el tiempo empezó a coleccionar las plantas, los efectos benéficos, medicinales y las recetas para poderlas utilizar. Rocio se interesa mucho en las actividades culturales y ama el teatro pero antes que todo sus nietas.

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Questo signore si chiama Miguel. Sono 50 anni che lavora nel giardino botanico di Bogotà che viene aperto nel 1955. Praticamente il giardino nasce e cresce con lui. Gira per tutto il paese in cerca di semi. “Ora sto raccogliendo i semi degli alberi che ho piantato qui. Ogni albero ha una storia, è come un figlio. I semi sono i miei nipoti. Sono ormai nonno. La notte sogno i miei alberi e li vedo ognuno al suo posto, e cammino per il giardino. A casa? Ho solo 4 vasi. Il mio giardino è questo.”
Qui sotto Miguel nella serra dove nasce la sua famiglia.

Este señor se llama Miguel. Son 50 años que trabaja en el jardín botánico de Bogotà que abre sus puertas en el 1955. Es decir que este jardín nace y crece con el. Gira por todo el país en la búsqueda de semillas. "ahora estoy recogiendo las semillas de los arboles que sembré acá. Cada árbol tiene una historia es como un hijo. Las semillas son mis nietos. Ya soy abuelo. La noche sueño con mis arboles y los veos cada uno en su lugar y camino por el jardín. En casa? solo tengo 4 matas. Mi jardín es este."
Abajo Miguel en su invernadero donde nace su familia.

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Lui è Osvaldo.
E' un alchimista del XXI secolo. Trasforma le piante perchè possano entrare nel corpo umano con tutta la loro potenza ed efficacia. Cominciando a curare la madre, ha salvato in 25 anni tante persone. "La pianta è fatta di materia, spirito e anima. Questi tre elementi se separati prima e ricongiunti poi, possono trasformare il nostro corpo, curarlo, rigenerarlo. La conoscenza della pianta è superiore, racchiude un universo che ancora non conosciamo ed è l'unico in grado di comunicare con il nostro, così può lavorare dentro il corpo e diventare parte integrante di noi." Si definisce un rivoluzionario, e vi assicuro, lo è.

El se llama Osvaldo.
Es un alquimista del XXI siglo. Transforma las plantas para que puedan entrar en el cuerpo humano con todo el poder y la efectividad. Empezando a tratar la madre, ha salvado en 25 años, mucha gente. "La planta está hecha de materia, espíritu y alma. Estos tres elementos, si se separan y se reúnen, pueden transformar nuestro cuerpo, curarlo, regenerarlo. El conocimiento de la planta es superior, contiene un universo que aún no conocemos y que es el único capaz de comunicarse con el nuestro, para que pueda funcionar dentro del cuerpo y convertirse en una parte integral de nosotros ". Se define un revolucionario, y lo aseguro, lo es.

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