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CARNEVALMA

Roma/Montevideo/Buenos Aires/Bogotà/Sao Paulo/Melbourne

The murga is a cultural phenomenon that is tied to Carnival, a kind of street theatre that combines dance, song, music, politics and society. It has developed with different character depending on the country, allowing us to distinguish a murga porteña in Buenos Aires, Argentina, from a uruguaya in Montevideo. The murga is the magic of an instant that is forever changing, but always magical, addictive, and spectacular.

CARNEVALMA - Frankston Art Centre. Melbourne

La vita è un coriandolo

Di Laura Cionci

 

 

La conoscenza della cultura del carnevale rioplatense e delle sue potenzialità artistiche possono essere sviluppate in ogni paese europeo, perché riconoscibili culturalmente: la murga come fenomeno nasce in Spagna, miscelando strumenti dell’area mediterranea con balli e ritmi africani. Un bagaglio che ci è sempre appartenuto e che si è poi sviluppato fortemente in sudamerica in modi diversi tra loro.
La murga è gia un linguaggio completo di per sé. Il mio intento come artista non è spiegare cos’è, ma cercare di indurre un’emozione improvvisa nello spettatore, ricreando un’atmosfera completamente fuori del contesto in cui viviamo, come accade quando ci si trova davanti a una murga. Questo sentimento di smarrimento in contrasto con la bellezza del fenomeno, si riscontra soprattutto in Europa dove la murga portena ha gettato i primi germogli, dove puoi osservare i volti stupiti delle persone che la incontrano per strada che non hanno idea di cosa stia succedendo.
Ricreare quel momento di comunione che distrugge le barriere sociali e che dà importanza all’individuo come parte integrante di un gruppo, di un’entità che si esprime.
Questi istanti cosi importanti per un momento di chiusura personale nel mio paese, tentano il coinvolgimento, inizialmente incosciente, della gente che incuriosita, si avvicina, ascolta, balla ed infine vuole saperne di più per condividere.

Solitamente il teatro divide gli ascoltatori dagli attori, nel caso della murga il palco si abbassa e si allinea con il terreno.
Il murguero che prima era racchiuso in quella splendida scatola luccicante e raccontava, ora è di fronte a ognuno di noi. Bacia per salutarti. Il suo trucco rimane come un timbro sulla faccia dell’anonimo interlocutore. Come un piccolo virus, un cambiamento esterno che inizia a funzionare anche all’interno.
Quella canzone che rimane nell’orecchio e si inizia a canticchiare, quelle braccia aperte, i movimenti, i salti e i sorrisi sono l’eredità di chi li guarda. Quelle voci che trapassano il petto. Quell’istante che si vive è il vero piacere e il bagaglio che la murga regala al suo passaggio.
Credo nelle potenzialità della murga come momento di libero sfogo dei sensi, come spettacolo che comunica, come un’arte a 360 gradi dove chiunque può partecipare. Un autentico mezzo di denuncia e di pura satira.
Credo nella sua potenzialità e capacità di comunicare all’interno di qualsiasi situazione sociale (avendolo personalmente testato), soprattutto perché ancora sconosciuta in Italia, che è quindi terra vergine e molto ricettiva a questo tipo di espressione.

“ La maschera è un oggetto culturale primordiale ed essenziale che svolge un fondamentale ruolo di mediazione tra persona e ruolo, tra esperienze intime e rappresentazione pubblica, tra identità individuale e identità collettiva.”

La maschera come la voce sono elementi di un teatro che possiamo portare con noi sempre come un murguista fa con la sua murga.
Il trucco facciale è diverso dalle altre maschere perché mantiene i tratti somatici anche se cambia completamente l’espressione e mi piace pensare che possa essere quella maschera interiore che tutti hanno e che tutti costruiscono durante la vita.
E’ una maschera che smaschera: nel mio lavoro il concetto della maschera murguera serve per “scoprire” un identità, un grido, un’affermazione. Solo chi la indossa si distingue dalla massa e sta mandando un messaggio ben preciso, nel caso della murga, con uno scopo sociale o personale che sia.
Altro fattore interessante è la durata: essendo fatta di crema nel tempo, con il sudore o il contatto, la maschera cambierà, si modificherà e alla fine svanirà.
Il tempo distorce i disegni e cambia le tonalità dei colori mischiando i brillantini sul volto: un'altra maschera, un’altra storia. Come in “InVita” video sull’occupazione di Cinecittà. Prendo spunto dall’accuratezza dell’attrice nel truccarsi per finire in pochi secondi con una maschera informe. Un paragone di come così tanta storia e bellezza del cinema italiano costruita negli anni, possa decadere in pochi mesi.

Il trucco può traferirsi, da un volto all’altro, con una leggera pressione.
Concettualmente le mie performance con il tango parlano di questo: un passaggio d’emozioni “visibili” tra due tangueri (da lui a lei) che rimangono disegnati sul volto, un timbro che lascia tracce di una storia d’amore. Informazioni di qualcosa che è accaduto, ecco che le maschere si sdoppiano e la stessa si trasforma sul volto di un altro.

Nel mio caso il trucco non può esistere senza il movimento del volto e per movimento s’intende la parte teatrale e quella del canto.
Un canto importante che viene presentato dalla maschera e che improvvisamente tira fuori tutta la sua potenza. Non è un canto sottile, delicato, è un canto corale, una scoperta, una novità che deve avere un percorso ben definito per essere enunciato. Concentrare una massima espressione che si ripete sia nelle caratteristiche del volto che nei disegni della maschera, una doppia dichiarazione che si triplica unendo la voce.
C’è una preparazione visiva all’ascolto del messaggio, un concetto espresso in un istante che viene plasmato nell’arco di un intero anno e che rimane nell’aria tra i brillantini del trucco ed il fischiettio distratto della gente per strada.
Vivono in simbiosi i due elementi. Uno non può fare a meno dell’altra. E’ la caratteristica principale di una maschera. E’ quella che portiamo nella vita e che continuamente cambiamo ma che sempre è presente, come è sempre presente la nostra voce, le nostre idee, il nostro pensiero.

Performance CARNEVALMA en Bogotà.


En las calles oscuras de Bogotà el dia, el 21.12.2012 prende forma un canto. La gente comun sale a cantar  canciones, cantilenas, conocidas que habla del propio país, un sentido de apartenencia. Las personas alrededor la escuchan porquè es inevitable no mirarlas: tienen el rostro pintado, brillantina en la noche y color que te hablan de la misma persona que canta y de su tierra, de su gente, pero también de un carnaval de la vida. Elementos de murga que se convierten en instrumento de comunicacion para cualquier lugar del mundo: calle, maquillaje, canto. Las expresiones del carnaval estan en cada uno de nosotros, somos todos protagonistas y podemos compartir sin vergüenza o duda en la manera mas teatral y divertida usando nuestros propios personajes. Es un encuentro entre carne y alma, o una batalla entre las dos,  carneValma, donde viven en la misma persona dos entidades: la de siempre y la que con algunos componente del carnaval sale a cantar la realidad.

InVita


6'37"
Video HD, 2012

 

Come il trucco di una murguera che si prepara al suo spettacolo in strada, si concentra, si riscalda, cosi anche l’anima del cinema italiano per nascere e crescere ha dovuto formarsi con cura, lentamente negli anni, nella storia: entrambi con accuratezza. 
Tra semplici e veloci gesti, la ballerina si strucca davanti ad un cancello per lasciare sul volto un piccolo caos di brillantini e colori indefiniti; la velocità è la stessa con cui la fabbrica dei sogni vuole essere smembrata e rimpastata. Cosa succede dopo ancora non è dato a sapersi.
Ecco che, come ogni murga in ogni parte del mondo, anche qua, quella romana, denuncia, appoggia e sostiene dal 4 luglio 2012 l’occupazione dei lavoratori di Cinecittà che dicono fortemente NO alla loro fine. 
L’impegno e la meticolosità nella preparazione del trucco fanno il verso alla formazione lunga e raffinata della cultura nei secoli, non solo del cinema.
Questo video manda un messaggio su quanto sta accadendo al patrimonio culturale mondiale, in particolare a quello italiano che in sordina rotola e si smonta.
Poco spazio alle spiegazioni, di più alle riflessioni e ad un apporto concreto per salvare quello che è il pane dell’intelletto umano.
Il cinema italiano ti invita a viverlo e sostenerlo per mantenerlo in vita.

 

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UN ALMA HECHA CARNAVAL
 

Italiana, con un perfecto español lleno de dialectos argentinos perfectamente utilizados también, Laura Cionci cuenta de aquella fiesta popular que la hace ser argentina, italiana, uruguaya, colombiana y perteneciente a cada lugar en que se encuentre el Carnaval.
 
Y no fue solo un relato o una simple descripción para salir del paso a preguntas referentes de su más reciente exposición en el Centro Cultural Borges: CARNEVALMA. Cionci, que brilla como la purpurina, profundizó en una muestra llena de colores y matices ligados al carnaval, a la murga representada por máscaras que delinean la personalidad, que se encargan no de ocultar, sino de descubrir la esencia propia en esta expresión cultural, que simboliza, a su vez, la universalidad que esta trae. ¡Es que somos todos! – dijo ella – refiriéndose a esa posibilidad de pertenecer a la murga, de encontrarse detrás de cada una de esas máscaras y hacerse cargo del papel que cumple dentro de la comparsa; en estos rostros pintados, entre luces y la impresión de movimientos, se vislumbraba el recorrido de una murga que, hilvanada por las voces, corean su alegría o tristeza y la disconformidad política y social que vivimos. Por eso nos hace referentes ya que todos sentimos y entonamos discrepancia a esta incoherente realidad humana.
 
A Laura no le hace falta la más mínima dosis de energía, ella maneja una intensidad que proyecta amor por la murga. Su vida es como el carnaval uruguayo: el más largo del mundo. No solo los 10 años de investigación de esta fiesta la han llevado a esto sino que lo lleva en la sangre. No para un segundo en crear distintas composiciones para revelar el sentido de CARNEVALMA, sentido que ha recorrido San Pablo, Bogotá, Montevideo y ahora Buenos Aires. No para: luego retorna a Uruguay para después hacer una exposición de la misma en Italia y así ir intercambiando experiencias que se observan en el resultado de la muestra, que se acomoda a cada lugar de exposición haciéndola autóctona, invitando al espectador a que reconozca su rol en el carnaval y así ser parte de él.
 
Ni en palabras se puede explicar cómo esta artista despliega un sentido extraordinario en su obra. Además de exponer enseña con esa viveza y genialidad que la caracteriza, contagiando del mismo entusiasmo a su interlocutor. Da muestra de su interés y responsabilidad por lo social y popular que, a través del maquillaje, interpreta sensaciones y características que cada uno lleva en sí y a la vez proyecta el malestar, la felicidad,  compromiso tanto con la vida como con quienes nos rodean. Así se llega a la conclusión de que las expresiones culturales nos integran y nos llenan de brillo y pareciera que la purpurina, mucha purpurina, como a Laura le gusta, nos aludiera de ello, en el que cada destello representara a cada sujeto.
 
“Dar la vuelta” comunicación.

 

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