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AMOR FATI

"Ci sono fiori dappertutto per chi è capace di vederli" Matisse

Suffering throughout a day like many others, a moving image, a small, playful and hopeful gesture comes alive in my mind: love or love me not. This ritual takes the time of a single turn of a corolla and ends with a positive or negative thought; it has the duration of the flower itself. It is a female divination, a gesture that if blown up to the enormous scale of life lived can acquire such vast significance as to enclose all of a woman’s feelings.

I chose to interpret the troubled events of the heart that tell the stories of what is found in one’s deepest intimacy. I feel the need to state very specifically that this is a moment of reflection that is both personal and universal. A multitude of emotions, positions, tones of voice, gestures and expressions that tell an intimate story of what takes place sitting down inside a home.

A passing flower is no longer sufficient, a kind of depth is necessary—intellectual, poetic, mature. It is a book with pages that have something to tell; a diary of a story that’s already been written, a past that has been lived. It could be said that it is one’s favourite book; the very one that will be used like a flower to predict the way of love. And it is at this point that the romantic transformation begins.

FILBO 2018
Fiera Internazionale del Libro BOGOTA'
Stand Galleria Arte Dos Grafico - SEXTANTE
Bogotà 2018
PERMANENCE IN CHANGE
Tatiana Arocha Studio
New York 2017
AMOR FATI 
Auditorium - Parco della Musica
ROMA2016
"Un'opera è un posto dove un uomo viene pugnalato e invece di morire, canta" Gustav Theodor Fechner

AMOR FATI è il titolo dell’ultimo intervento site-specific dell’artista romana Laura Cionci (1980), nato in occasione del Festival del Verde e del Paesaggio, edizione 2016, di Roma.

 

Sviluppatosi sui passi del progetto L’umore dell’amore (2013), il lavoro di Cionci indossa una veste nuova. All’interno di uno spazio dell’Auditorium Parco della Musica, il corpo dell’artista è assente, il suo gesto creativo è testimoniato più che vissuto, la sua voce solamente un ricordo; al suo posto, una distesa di rami e fiori di carta dialoga silenziosamente con una nuova e inedita testimonianza audiovisiva.

 

Un incontro tra cultura (e quindi raziocinio) e Natura, da intendere nella sua spontaneità apparente, madre e referente di ogni pulsione e sentimento umano. Questo è ciò che avviene nella scelta degli elementi fiore e libro: il primo appartenente al ciclo naturale e ad un sentire universalmente romantico e familiare al mondo femminile; il secondo, testimone per eccellenza della Storia e delle memorie dell’uomo, risultato di un lavoro faticosamente intellettuale.

 

Una dicotomia che nel lavoro di Cionci raggiunge una perfetta armonia di significato: un fiore realizzato con le pagine scritte da altri, passate di mano in mano fino ad essere abbandonate al proprio destino, e infine strappate dall’artista come petali indifesi. Una metamorfosi che parte e si conclude simbolicamente nello stesso punto: un fiore di carta stampata che incarna sia l’elemento naturale che fu, sia quello che è diventato attraverso il gesto intellettuale e, contemporaneamente, impulsivo, dell’artista.

 

AMOR FATI, dal latino letteralmente “l’amore per il destino”, è il paesaggio semantico scelto dall’artista per rappresentare la propria opera. Espressione ripresa da Nietzsche per indicare il grande tema dell’eterno ritorno e dell’amore per esso, a un secondo livello di lettura amor fati prevede non solo la consapevolezza di un differente procedere del tempo da quello cui tradizionalmente, e nella cultura occidentale, siamo abituati, ma anche l’alta considerazione per ogni istante del nostro vissuto e la conseguente accoglienza del suo ritorno.

 

Abbracciare l’idea di una costante ciclicità del tempo, contrapposta ad una cristiana linearità, riveste un ruolo fondamentale nell’universo di Cionci. Il femmineo penetrante della performance L’umore dell’amore si espande in AMOR FATI, fino ad andare a coinvolgere sentimenti universali, privi di un genere specifico. Il ritorno ad un lavoro già affrontato offre l’occasione di rivivere ogni istante del passato, ora per riaffermarlo, ora per rivisitarlo con luce diversa. Quel che rimane del mantra recitato dall’artista, del gioco innocente e infantile del m’ama non m’ama, è la rappresentazione audio-visiva e la sua ultima trasformazione in elemento naturale.

Eleonora Raspi, Aprile 2016

 

 

Video L'Umore dell'Amore

di Laura Cionci e Sofia Karakachoff

Musiche di Jacopo dell'Abate

 

 

Festival del verde e del paesaggio

13/14/15 maggio 2016

Auditorium Parco della Musica

Romaa.

L'UMORE DELL'AMORE
Aleph Arte
Lamezia Terme 2013

L M’AMA NON M’AMA DI LAURA

L’Umore dell’Amore: intervista a Laura Cionci

di Giorgia Fileni

 

Gioco, Memoria e Carnevale costituiscono le parole chiave della ricerca di Laura Cionci, artista romana, classe 1980, spesso impegnata in lunghi viaggi in America Latina.

In occasione della Nona Giornata del Contemporaneo, ha presentato - sotto la curatela di Aleph Arte, con Giorgia Fileni e Silvia Pujia per il ciclo Un’opera, negli spazi di Palazzo Panariti di Lamezia Terme - il suo ultimo progetto, poetico e provocatorio, dal titolo L'Umore dell'Amore: una performance ed un intervento site-specific, in seguito alla sua residenza d'artista, in cui la distruzione diventa forma di creazione.

 

Giorgia Fileni | Laura, grazie ad Aleph presenti per la prima volta L'Umore dell'Amore. Come nasce l'idea del progetto?


 

Laura Cionci | Il mondo femminile è iper-poliedrico, con una richiesta costante di poter supportare distinte responsabilità e situazioni, in una società che chiede sempre di più la nostra presenza in ogni campo. Questo porta a tenere - e trattenere - degli stress, e purtroppo, molte volte, a dover reprimere gli istinti. Con questo atteggiamento ci priviamo della nostra essenza e della nostra origine, creando una distorsione psicofisica che si ripercuote sulle nostre scelte di vita - e quindi su noi, e sugli altri.

Ma c’è una sorta di istinto primordiale immune agli agenti esterni così rapidi, superficiali, freddi. È lo stesso che ci porta a piangere più spesso dell’uomo, a nutrire il nostro spirito con energie sconosciute. Questo istinto ci protegge e ci rinvigorisce, quando ne abbiamo bisogno. Soffrirei, reprimendolo. Sono convinta che rispecchiare se stessi ed essere sinceri è l’unico modo per poter fare di questo lavoro una verità assoluta, e soprattutto creduta, perché vera.


 

Nella sofferenza di un giorno come tanti, riprende vita, nella mia mente, un’immagine in movimento, un piccolo gesto ludico e speranzoso, il m’ama non m’ama. Quell’atto che ha il tempo di un giro di corolla, e che finisce in un pensiero positivo o negativo, della durata del fiore. Una divinazione femminile. Quel gesto, riportato su una gigantesca scala di umori e vissuti, può prendere un respiro cosi ampio che racchiude tutti gli stati d’animo di una donna.

Così scelgo di interpretare le vicende del cuore, quelle più vorticose, che parlano dell’altro da sé e dell’intimità profonda. Sento la necessità di specificare che si tratta di un momento di riflessione, che sia al tempo stesso individuale e universale, del dolore. Una varietà di emozioni, di posture, di tonalità di voce, di gesti ed espressioni che ripercorrono il vissuto, seduta in un interno di casa, d’intimità.


 

Non basta più un fiore casuale, serve un altro tipo di spessore - intellettuale, poetico, maturo; un libro, dei fogli che raccontano già qualcosa: forse un diario, una storia già scritta, un passato già vissuto. Il fiore neutro e vergine non bastaServono pagine scritte e lette, un titolo, una memoria. Il libro preferito, si dice. Quello che verrà usato come un fiore che predice.

Sull’altra sponda della mia pancia c’è la paura del degrado e dell’abbandono del libro, che viene sostituito ma nello stesso tempo è già in eccesso, diventando un in più. Il contrasto bulimico di contenuti sparati e abbandonati, un avanzo di materiale che occupa spazio.

A questo punto, avviene la trasformazione romantica.


 

 

GF | Sulla base di cosa scegli i libri che danno forma ai tuoi fiori? C'è una ragione contenutistica, che riguarda l'argomento del libro, o è tutto semplicemente affidato al caso?

LC | Per quanto riguarda L’Umore dell’Amore, tutto, fin dal principio del progetto, è avvenuto nella maniera più naturale: i libri sono arrivati da soli.

Premetto che sono già stata coinvolta in un progetto dedicato al libro, che avrà luogo a febbraio, dal nome La grande Illusione, per cui avevo già in mente questa tematica, finché un giorno, davanti alla porta di casa di mia madre, trovo accatastati un centinaio di libri di ogni tipo: ho aperto la macchina, e me li sono caricati tutti. È assurdo che si possa pensare di buttare libri. Ci sono molti modi di “riciclare”. Ci sono biblioteche comunicali, scuole, associazioni di ogni tipo ed in ogni luogo, si possono fare scambi, regali…

Ecco, da questo gesto nascono i fiori: dal desiderare un’altra vita per loro, un percorso sconosciuto, che non termini mai.


 

L’importanza del contenuto è relativa - in questo caso, mi aggancio al titolo del libro, che dà ispirazione - ma la mia fonte rimane quell'incontro fortuito, quei cento libri trovati per strada: alcuni diventeranno fiori, altri sono finiti nella mia libreria.

Il libro deve rimanere un simbolo, senza specificarsi troppo, perché deve essere il racconto di ogni persona che incontra il fiore, deve diventare parte di chi lo spetala o sfoglia, ed il titolo può essere d’aiuto e d’ispirazione.

 

GF | Ed infatti, in questo progetto tratti le pagine dei libri come fossero petali di fiori. Ciò avviene anche nella tua performance, durante la quale, seduta su un letto, esegui il sospiroso ed adolescenziale gioco del m'ama non m'ama staccando progressivamente, anziché i petali della margherita, le pagine del libro.

Spiegaci meglio, al di là della scelta contenutistica di cui ci hai appena detto, il significato che assume l'oggetto-libro, all'interno del tuo lavoro.

LC | Il libro è il veicolo. Il veicolo per raccontare i percorsi contorti del cuoNon parlo solo dei dissapori amorosi di una coppia, ma degli stati d’animo e degli umori in continua lotta dentro di noi. A volte gli diamo peso, altre volte li reprimiamo. Con il libro non puoi evitarlo. Come dire: verba volant, scripta manent. Un libro lo sfogli tutto, pagina per pagina; ed è un gesto forte, quello di strapparne le pagine.

Non so... mi sento sensibile, strappando un libro. È qualcosa che non si fa, è un atto di ribellione, nell’educazione che ho ricevuto. Ed ecco che ad ogni pagina strappata c’è il gesto, il rimorso di qualcosa che non si deve fare, quindi la coscienza del sé che ripete, come un mantra, m’ama non m’ama, e rivive nello strappo l’emozione.


 

Ogni pagina una sensazione diversa, un crescendo e un diminuendo, lento e veloce. L’involucro, la copertina e il suo dorso, sono come il corpo che ci contiene.

Alla fine della performance, sono uscita dal libro per prendere posizione nello spazio, per scegliere nella casualità i movimenti delle pagine che volano, dove si posino, quale disegno creino intorno allo spazio, che storia ho vissuto. Il fiore viene creato dopo lo strappo, ma è gia fiore, nel momento in cui si compie l’azione: ed ecco che si crea un circolo infinito.

La performance avviene su di un letto, nel video a cui sto lavorando e successivo alla mostra, ricordando il lavoro precedente, Ipnagogie, che si sviluppa sul letto dei miei genitori, progettato per essere visto in loop proprio come il percorso del libro/fiore. Anche qui, proseguo nella collaborazione con Sofia Karakachoff, con la quale lavoro ai video da sempre.

 

GF | Tu operi tra l'Italia e il Sud America. Come vivi questi tuoi spostamenti, e quanto pensi che questi influiscano sulla tua ricerca e sulla tua formazione artistica?

LC | La formazione artistica è l’esperienza dell’artista, ciò che lo circonda. Conoscere altre terre e culture dà la possibilità di una visione completa, anche del proprio percorso intimo. Gli spostamenti non sono facili, per certi aspetti: mi trovo a dover riequilibrarmi, ristabilirmi ogni volta. Non essendo viaggi di poco tempo, solo per piacere o lavoro, ma avendo dei legami intensi con persone e luoghi, inizio ad avere una specie di sdoppiamento, che mi incatena ad una scelta: non prendere una scelta.

Ciò di cui ho bisogno si trova sia in questo Paese, sia in Sudamerica. Vivo in un Limbo abbastanza faticoso. È come quando un bambino molto piccolo deve imparare due lingue: parlerà molto tardi, perché dovrà codificare l’una e l’altra, ma in futuro si troverà avvantaggiato.

Mi rendo conto, però, che ciò che non appartiene alla sfera intima nel mio lavoro, appartiene al mio vissuto nei viaggi: anche quello che appartiene al mio Paese nell’aspetto lavorativo, lo riscopro solo guardandolo da lontano, dall’altra parte dell’Oceano.


 

 

GF | I tuoi lavori sono molto diversi tra di loro, sia dal punto di vista tecnico che contenutistico. C'è un fil rouge che attraversa la tua poetica?

LC | Ho 33 anni, e posso dire di essere all’inizio. Finora quello che mi ha caratterizzato di più è stato il Carnevale - inteso come modalità di vita, difesa, diffusione di pensieri e sostegno sociale. Dentro al Carnevale c’è tutto, andando oltre le maschere veneziane (anzi, quelle neanche le considero...!) c’è integrazione, politica, condivisione e - fatto più importante - l’incontro reale tra persone.


 

C’è il Carnevale, c’è il gioco e la memoria. Queste sono le 3 caratteristiche del mio lavoro.

È come dire alla Bourgeois che doveva fare solo Ragni. Certo, quelli l’hanno consacrata, ma intorno a lei c’era un mondo, una vita, miriadi di opere d’arte che l’hanno condotta alla conferma di se stessa.

Sono fermamente convinta che siano la determinazione e la devozione a questo lavoro, in costante fusione con il quotidiano, a costruire la memoria di un artista.

A costruire l'opera d'arte.

 

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